Il restauro
Nel gennaio 2023 Ghella ha avviato il restauro della Loggia dei vini di Villa Borghese, con la cura scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato da R.O.M.A. Consorzio. I lavori prevedono tre fasi.
LOTTO 1: Restauro della volta dell’emiciclo; Affresco Convitto degli Dei (Archita Ricci); Cornice in stucco, costoloni e vele; intonaci mura esterne; idropulitura delle scale di accesso. LOTTO 2: Restauro dell'esterno della Loggia, tufi e travertino. LOTTO 3: restauro del pavimento in cotto dell’emiciclo; restauro del muraglione perimetrale interno.
Il primo lotto di lavori ha consentito il recupero dell’interno della loggia, della scalinata di accesso all’invaso e dell’intonaco esterno del muro basamentale della recinzione in ferro.
Nell’affresco con il Convito degli dei di Archita Ricci si osservano, secondo l’iconografia tradizionale, gli dei dell’Olimpo seduti intorno ad una tavola in marmo imbandita. A capotavola, sulla sinistra della scena siedono Giove e Giunone, figure purtroppo quasi del tutto scomparse, con il coppiere Ganimede, che porge loro il vino. Seguono Plutone, Apollo, Diana, Mercurio, figura oggi completamente perduta, Marte e Venere con cupido. Completano la scena i tre amorini in volo che versano vino e gettano fiori sulla tavola.
L’affresco presentava l’intera superficie pittorica ricoperta da depositi superficiali e stratificazioni di residui di colonizzazioni di insetti, oltre a diffuse lacune e cadute di colore. Nel corso di un precedente intervento conservativo, risalente al 1968, l’opera aveva subito vaste stuccature, soprattutto nella porzione sinistra, e ridipinture alteratesi nel tempo a causa di un indiscriminato consolidamento a base di Paraloid B72.
Dopo una prima asportazione meccanica dei depositi superficiali è stata necessaria un’attenta operazione di preconsolidamento dell’intonachino prima di procedere alle successive fasi conservative. Lo stato di coesione degli intonaci si presentava infatti particolarmente precario a causa di persistenti infiltrazioni d’acqua dalle coperture, risalenti alla fine del secolo scorso.
Si è quindi proceduto alla rimozione dello spesso strato di Paraloid mediante miscela solvente e alla successiva asportazione delle numerosissime stuccature e delle ridipinture a tempera risalenti ad almeno due precedenti interventi di restauro del secolo scorso, mediante applicazione di una miscela di sovente MEC su carta giapponese e la successiva asportazione a tampone. Dopo aver opportunamente provveduto a bendare alcune parti in pericolo di caduta si è quindi proceduto con la pulitura che ha permesso di riportare in luce le incisioni per il trasferimento del disegno dei cartoni preparatori sull’intonaco umido e i segni di sovrapposizione delle diverse giornate di lavorazione. Le lacune reintegrabili per dimensione e localizzazione sono state stuccate con malta di calce e polvere di marmo a granulometria fina. Quelle che invece per dimensione non potevano essere reintegrate a tono sono state stuccate con malta di calce e inerti per granulometria e colorazione a imitazione dell’intonaco originale. Infine si è proceduto con la reintegrazione mimetica ad acquerello delle lacune stuccate a livello e all’abbassamento di tono, con velature sempre ad acquarello, delle abrasioni, fino a ottenere riduzione della loro interferenza con la generale percezione ottica dell’affresco.
Tutte le decorazioni in stucco della grande cornice ovale del Convito e delle cornici dell’intradosso della volta erano completamente annerite da depositi superficiali e incoerenti, che impedivano la lettura dal basso della raffinatezza del disegno e del modellato.
Le prove di pulitura hanno rivelato la presenza di una totale ridipintura con una tempera ocra sia degli stucchi che delle vele in origine anch’esse affrescate da Archita Ricci, come pura ridipinta e manomessa appariva la cornice ovale dell’affresco centrale. In un intervento risalente con buona probabilità ai primi anni Venti del Novecento, parte degli stucchi più ammalorati erano stati sostituiti calcando le porzioni meglio conservate degli originali. Le ridipinture apparivano alterate e annerite da depositi superficiali incoerenti. Una volta ripulite meccanicamente le intere superfici dai depositi incoerenti e dopo una accurata verifica della stabilità di ogni singolo elemento sono stati applicati bendaggi di sostegno e stuccate provvisoriamente le fratture e i parziali distacchi.
Quindi sono stati rimossi depositi superficiali, vecchie stuccature, patine e tinte aderenti mediante spazzolatura e nebulizzazione controllata di acqua e soluzione di tensioattivo e successiva rifinitura a bisturi. Successivamente si è proceduto a trattare con antiossidante le grappe e i perni in ferro a vista e fissaggio di scaglie e parti in fase di distacco con fasciatura mimetica degli aggetti. Dopo le micro stuccature con malta di calce e polvere di marmo si è passati infine alla reintegrazione e patinatura delle discontinuità cromatiche al fine di restituire unità di lettura all’opera. I pennacchi della volta erano in origine affrescati con Muse e strumenti musicali mentre nelle vele erano gli emblemi araldici della famiglia Borghese, l’aquila e il drago, come conferma un lacerto superstite della decorazione. In questo caso la verifica inziale non ha potuto che constatare la perdita presso che totale delle pitture originarie e il rifacimento degli intonaci, tinteggiati con campiture monocrome che alteravano l’originaria bicromia.
Dopo la rimozione meccanica dei depositi superficiali, il consolidamento di profondità degli intonaci e la stuccatura di piccole lacune, le superfici sono state tinteggiate a calce e successivamente patinate ad acquerello per armonizzarle con il conteso originale.
Le otto paraste interne dei pilastri della loggia, con capitelli e basi in travertino sono stati liberate da diffuse stuccature cementizie e rifacimenti sugli elementi lapidei. Gli intonaci di rivestimento delle paraste erano stati integralmente rifatti e tinteggiati di color marrone a più riprese. Attraverso un’analisi micro stratigrafica sui fusti delle paraste è stato possibile individuare la finitura originale seicentesca, grazie alla presenza di tracce di stucco bianco a polvere di marmo e calce. Questo ha permesso di ipotizzare che in fase costruttiva le parate, il fusto, le basi e i capitelli fossero stati rivestiti in stucco di travertino e di procedere conseguentemente a una tinteggiatura a calce color travertino delle paraste, patinata ad acquerello.
Gli ultimi interventi in ordine di tempo sono stati il recupero della scalinata semicircolare preso il cancello di accesso, con un’attenta rimozione dei muschi e dei licheni che ricoprivano il mosaico rustico originale. Quindi la pulitura e il consolidamento della doppia rampa di scale di acceso all’invaso della Loggia, con la rimozione meccanica di vegetazione e terriccio, i lavaggi con idropulitrice a pressione controllata e la spazzolatura con spazzole di saggina. Dopo l’integrazione di lacune e mancanze è stato infine applicato sui gradini un trattamento biocida per prevenire o rallentare la formazione di microorganismi autotrofi.